La fede vissuta nella comunione è il fondamento dell’autentica liberazione dell’uomo.
Nato a Milano negli anni Cinquanta, il Movimento è oggi diffuso in novanta Paesi. Comunione e Liberazione è essenzialmente una proposta di educazione alla fede cristiana. Una educazione che non finisce ad una certa età, ma continua sempre, perché sempre si rinnova e sempre si approfondisce. Accade così con il Vangelo, che pur ascoltato mille volte rivela sempre aspetti nuovi. Accade così nell’esperienza dell’amore umano, nella creazione artistica e persino nella vita semplice di ogni giorno. La ricerca del vero, del bello, del giusto e della felicità non finisce mai. E così è il cristianesimo: un’avventura della vita, e non una “preparazione” alla vita.
Il fatto cristiano
Da dove nasce e perché nasce una esperienza come CL?
Ecco cosa scrive don Giussani a Giovanni Paolo II nel 2004: «Non solo non ho mai inteso “fondare” niente, ma ritengo che il genio del Movimento che ho visto nascere sia di avere sentito l’urgenza di proclamare la necessità di ritornare agli aspetti elementari del cristianesimo, vale a dire la passione del fatto cristiano come tale nei suoi elementi originali, e basta. E forse proprio questo ha destato possibilità imprevedibili di incontro con personalità del mondo ebraico, musulmano, buddista, protestante e ortodosso, dagli Stati Uniti fino alla Russia, in un impeto di abbraccio e di valorizzazione di tutto ciò che di vero, di bello, di buono e di giusto rimane in chiunque viva un’appartenenza». «Perché l’aspettano tanto?». «Perché credo in quello che dico». «Questo e basta?». «S컫Per Giussani il cristianesimo non è una dottrina, è un avvenimento»
Fattori educativi
Il metodo educativo di don Giussani si può sintetizzare in cinque fattori:
- L’avvenimento di un incontro: chi incontra il Movimento si imbatte in un’esperienza riconducibile alla fede trasmessa da secoli nella Chiesa cattolica. L’incontro con l’avvenimento che la veicola genera un’esperienza e una corrispondenza all’umano impensata, impensabile.
- Lealtà con la tradizione: per educare occorre proporre adeguatamente il passato. Senza la conoscenza del passato il giovane non ha un punto di riferimento con il quale paragonarsi.
- Autorità: il passato può essere proposto ai giovani solo se è presentato dentro un vissuto presente che ne sottolinei la corrispondenza con le esigenze ultime del cuore. Questo compito è svolto dall’autorità: persone che coscientemente vivono e propongono la tradizione dandone le ragioni.
- Educazione alla critica e verifica personale: la proposta così concepita deve essere poi verificata personalmente, cioè paragonata con le proprie esigenze ed evidenze ultime. Solo così, nell’impatto con l’ambiente e la realtà tutta, non si è alienati o omologati alla cultura dominante.
- Il rischio, necessario alla libertà: il confronto con il mondo espone il giovane al rischio di scelte o orientamenti diversi da quelli indicati dall’educatore. Tale rischio è inevitabile e necessario affinché la personalità maturi realmente e la libertà si giochi in tutta la sua potenza.
Da questa esperienza lungo gli anni sono nate delle opere: la Scuola di Comunità, la Fraternità, il Meeting di Rimini, il Banco Alimentare.